lunedì 29 luglio 2013

MELANCONIA Dversus Malinconia

Innanzitutto c'è da dire che ho sostituito malinconia con melanconia in corso d'opera. Questo perché è melanconia che ho sempre utilizzato ed è giusto usare i termini più appropriati o il discorso non reggerebbe.
Poi c'è da aggiungere che in questo ultimo anno e mezzo, su cosa dire o non dire, cosa pubblicare o non pubblicare sono molto maturato e migliorato.

Sono tornato ad Assoro ormai da dieci giorni. Non riesco a dire che sono tornato a casa,
non la sento più come casa mia, anzi, non sento più nessuna casa come mia, anche se
per motivi diversi.
A Firenze in questi primi nove mesi sono stato di umore altalenante ma di fondo triste. Fondamentalmente per due motivi ben specifici. Ora che sono tornato ad Assoro, senza
il filtro, il rifugio di Catania, mi sento solo di fronte ai ricordi. Più che uno sguardo verso
il passato sembra una vera e propria analisi di ciò che fu. Non solo, sapendo quel che ho
fatto oggi, avendo la consapevolezze che ciò che sono oggi non è altro che il continuare
ad essere ciò che sono sempre stato, senza i limiti imposti da chissà chi, chissà come,
chissà quando, chissà perché, mi rende nervoso, triste, malinconico. Anzi, come da
titolo, melanconico. La malinconia di Firenze è fondata, ma l'oltre dei luoghi in cui sono
nato, quasi la devasta e la distrugge. Rivedere certi luoghi, rivedere certe persone, con
l'onere e l'onore di quel che ho fatto, mi rende forte per oggi ma sofferente per ieri. Il
passato non si cambia, il futuro non si calcola, dato che non posso e non voglio rivelare
altro, concludo dicendo che, come ho scelto Firenze a Catania, sceglierò ad Assoro come
agire e reagire in futuro, per il mio futuro. Così che la melanconia di quel che fu resti per
obbligo, ma la malinconia del presente e del futuro pian piano diventi solamente tristezza
del momento di ogni momento che la richiami. E nulla più.

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