giovedì 8 ottobre 2020

Punto di corda: i promessi recensi

Riprendere a scrivere,  soprattutto in Sicilia, sta diventando per me sempre più difficile. È come se mi fossi inconsapevolmente imposto di dedicare il mio tempo ad altre cose, la scrittura è ormai cosa viola. Ci sono delle cose che però devo scrivere necessariamente nel prossimi giorni, o scadranno nel tempo... Inoltre, questo scritto "recensione" l'ho promesso...

Una decina di giorni fa sono stato invitato a questo evento virtuale come "partecipante", "Punto di corda il pomeriggio delle idee", organizzato dalla LUISS. In poche parole, descrivendo il significato di "punto di corda" nel motociclismo, cioè il momento in cui il pilota ricomincia ad accelerare finita la curva, si chiede agli ospiti di esprimere in cinque minuti, la propria prospettiva del 2021, partendo da una parola chiave. Per comodità ho deciso di non citare tutti gli ospiti di questa tavola rotonda,  ma solamente quelli di cui ho preso appunti, perché vicini a temi da me già trattati e quindi ben conosciuti, o perché i temi fossero ritenuti interessanti. Se per comodità sarò breve nel citare il lungo elenco di relatori, per chiarezza sarò più lungo di quanto avrei detto in cinque minuti.

Partiamo dal fatto che, nell'ipotesi in cui avessi anch'io dovuto fare un intervento, non avevo cercato una parola chiave e fatto uno scritto completo perché,  mentre giù al nord si stanno completando dei tester sul covid19 a risposta di circa quindici minuti, io ero in attesa da nove giorni del risultato, arrivato esattamente alle 18:45 della sera prima di questo evento. E questo racconto sarebbe stata la premessa al mio intervento. Avrei comunque portato un tema che sarà il mio tema chiave del 2021 e cioè il probabile acquisto di un terreno dove far partire il progetto del Parco Naturale Monumentale Scientifico Sperimentale Di Pasqua-D’Agostino.  Poi, sarei necessariamente dovuto passare alla spiegazione di "Naturale, Monumentale, Scientifico e Sperimentale", e qui avrei quasi del tutto esaurito il mio tempo. Ho suddiviso e raggruppato gli interventi basandomi sullo sviluppo del mio discorso qui affrontato. 


Dr.ssa Irene Pasquetto (IP) + Dr.ssa Vittoria Colizza (VC)

Dr.ssa IP.  《La fine del rancore verso l'errore. Per esempio, alle elezioni del 2016 in USA, Clinton 70%, Trump 30%, ma alla fine vinse Trump》. - Un riassunto del genere sarebbe incomprensibile. E infatti questi sono stati i primi appunti, ero più concentrato a non dimenticare quello che volevo dire e che non avevo avuto il tempo di scrivere. Però per fortuna posso riassumere adesso partendo dalla frase fra virgolette. Buona parte del discorso era incentrato sulle eccessive aspettative, a suo modo di vedere, sui sondaggi e di conseguenza sulla eccessiva reazione negativa quando gli stessi sondaggi sbagliano nei risultati. In questo senso è da intendersi la frase citata.

Dr.ssa VC.  《La cultura del dato ci manca (ai cittadini). (ESEMPIO) OCSE: 1 italiano su 4 è in grado di leggere,  ma non capisce quel che ha letto》.

Non è un mettere le mani avanti,  è l'aver imparato che estrapolare frasi dal contesto può essere fuorviante. A quel punto però bisogna decidere se e cosa scrivere ed io ho decis di affrontare questa che ho definito "recensione", sia perché l'ho promessa ad alcuni recensiti (per questo "I promessi recensi") in privato il giorno della videoconferenza,  sia perché non ho potuto esprimermi quel giorno,  che fosse per motivi di tempi, di scelta preventiva degli organizzatori,  o per entrambi i motivi.

Come ho già scritto privatamente nella chat webex alla  Dr.ssa Vittoria Colizza, lei ha pienamente ragione. Partendo dalla mia citazione preferita sulle parole, di Nanni Moretti,"le parole sono importanti", i dati sono le parole di chi li usa,  e dunque altrettanto importanti,  quando non fondamentali.  Quindi è vero,  manca una cultura del dato; ma bisogna distinguere questa carenza, se la si accosta al cittadino comune, che ha il diritto-dovere di informarsi e la stessa carenza accostata a media e politici, che hanno il dovere-dovere di conoscere quantomeno i dati utili al compito del momento, articolo giornalistico o lavoro parlamentare, per esempio. Poi ci sarebbe da fare un ampio, serio e dettagliato discorso sui dati, e nello specifico sui sondaggi. Per questioni di opportunità non farò qui un ampio e dettagliato discorso,  ma è un tema che ho già iniziato a trattare per un lavoro universitario,  del quale vi riporto alcune domande che mi sono posto ed il perché io mi sia posto queste domande.

  • Sono i sondati che indirizzano i lettori, o i sondaggi?
  • Sono i sondati che indirizzano sondaggi, o i sondaggi indirizzano i sondati?... 
Indirizzare, come si evince, è il termine emerso dalla mia ricerca. Se è un termine non corretto,  che me lo vengano pure a contestare SWG, Youtrend, Noto sondaggi, Alessandra Ghisleri e tutte le altre Società di sondaggi che ho contattato per la mia ricerca, che non si sono neanche degnate di risponsere perché per quanto mi riguarda, un sondaggio tra i 600 ed i 1.200 intervistati, ha un valore pari a 0,002 (... % della popolazione). Poi ci sarebbe da discutere anche in questo caso approfonditamente di quella che nel mio elaborato ho definito "fonte secondaria", cioè chi riporta i dati elaborati da altri (fonte primaria). Allora alla dr.ssa Colizza, ho fatto il seguente esempio, da me definito brutto:

La Dr.ssa ha citato questo dato (fonte secondaria) OCSE (fonte primaria): 1 italiano su 4 è in grado di leggere,  ma non capisce quel che ha letto. Maurizio Crozza, ecco perché esempio brutto, anche se oggi come oggi è più affidabile di AUTOCENSURA, ha parlato di un 70% di ialiani che è in grado di leggere,  ma non capisce quel che ha letto. Io,  ho sentito Tg nazionali parlare del 50%. Chi ha ragione? Ha ragione chi va' a controllare sul sito OCSE e informa gli altri sul dato reale.
Concludo dicendo che l'ho ringraziata tantissimo per aver portato in po' di expertizità francese e parigina che a me fa sempre tanto tanto bene. Ma questa è un'altra storia. 



On. Maria Elena Boschi

Demos, con i suoi tre significati composti, è stata la parola chiave dell'On Boschi. E su questo intervento mi sono trovato triplamente in difficoltà,  ma andiamo con ordine.

Democrazia, dice l'Onorevole Boschi, ricordando i suoi studi al liceo classico, significa 《popolo》- Démos e《potere》- kr  tos,  quindi Potere al Popolo. Da opporre ai populismi che oggi vediamo.  Si può anche formare demografia ed una terza parola che mi sono perso perché stavo già scrivendo qualcosa sulla prima. 

Consapevole di cosa avrei detto se avessi aavuto l'opportunità di fare un intervento,  mi ripetevo "E ora come glielo dico?". La risoosta era sempre la stessa, "come ho sempre scritto.". A luglio, uno dei miei esami universitari comprendeva un libro dal titolo "Scienze per la democrazia". Inoltre,  il professore, autore del libro, ci ha fatto una lezione proprio sul termine Democrazia. È vero, il termine democrazia significa "potere al popolo", ma, secondo la sua spiegazione, non significa potere a tutti, come cioè è stato inteso fino ad oggi. Inoltre, proprio per il suo significato, ha avuto accezione negativa fino al 1700, ma su questo sarò più dettagliato quando tornerò a Firenze e troverò gli appunti che ho lasciato a casa. Di certo, dal 2019, non posso più attribuirmi questo termine, perché visto che "le parole sono importanti", non è certo la democrazia il mio modello di governo di persone e cose di un popolo, e neanche la Oligarchia Democratica in cui palesemente ci troviamo e che nessunomha il coraggio di definire tale. Anche se a questo punto dovrò probabilmente rinominare un mio vecchio scritto così intitolato. Men che meno io mi senta populista. In attesa di trovare un termine più appropriato, sperando che anche Respublica non riservi troppe sorprese,  Cosocrazia è forse quello che farebbe meno danni, peccato non essere riuscito a proporlo e quindi a dibatterci su col professore,  ma è proprio quando ti aspetti un professore anticonvenzionale che ti ritrovi un professore convenzionale più delle convenzioni che dichiara di combattere. 



Per una troppo limitata raccolta di appunti ho dovuto tagliare la recensione sugli interventi della Dr.ssa Franca D'Agoatini, il Prof. Domenico Siniscalco, il Prof. Andrea Montanari ed il Prof. Giuseppe Italiano. Inoltre, tra "Prof., Sott. ed On.,", passati o presenti, pur conoscendo buona parte dei relatori, mi auguro che quelli non conosciuti non si offendano per qualche "titolo" dato o non dato. Detto questo, adesso passarei alla recensione generale dell'evento. 

Non avevo previsto questo scritto. Ma ho pensato di scriverlo perché, primo punto di recensione, mi è mancata la possibilità di interagiare attraverso un dibattito finale aperto. Ho chiesto ad uno degli organizzatori,  ma non ho avuto risposta,  così ho deciso di scrivere e di passare questo scritto a tutte le persone citate.

Credo sia uno dei pochi eventi a cui ho assistito dove dall'inizio alla fine si è mantenuta una linea comune. Ognuno ha espresso il proprio punto di... corda, senza però uscire dalla traiettoria. Giusto per non passare per leccapiedi, non di tutti gli intervenuti ho stima ed un paio di interventi non mi hanno suscitato né interesse, né spunto di riflessione; e voi non saprete mai i nomi di nessuno di questi. Di sicuro, magari in prospettiva futura, suggerirei meno interventi e come già si intuisce, la possibilità di intervento da parte del pubblico, o di quelli che webex definisce "partecipanti". Altrettanto importante è che questi incontri producano qualcosa, come del resto auspicato dal Prof. Gianni Riotta, perché di conferenze fini a loro stesse ne è pieno il mondo (frase mia non del Prof. Riotta).

Se non vi basta, ho deciso la mia parola chiave per il 2021, anche in base a tutti gli interventi ascoltati ed alle riflessioni successive: Riflessione. Se qualcuno ancora non lo avesse capito, la guerra contro il Covid19 è ancora all'inizio. Mi sembra molto evidente che per questioni economiche le persone debbano uscire e lavorare, per continuare a sopravvivere. Tralascio completamente il divertimento.  A questo aggiungerei che la menzogna detta e ripetuta sull'unicità di questo evento, svia dal comprendere che come per la "Spagnola" di cento anni orsono, anche per il Covid19 ci vorranno due o tre anni prima di vedere di nuovo la luce. E allora? E allora, visto che il pianeta sta morendo, visto che l'economia virruale ci sta uccidendo, visto che l'umanità, intesa come sentimento non come specie vivente, è quasi estinta, io proporrei di fermarsi un attimino a riflettere. Usando una metafora calcistica, direi di fare un po' di tiki taka, ma non quello italiano, che in realtà è melina senza logica che causa spesso il gol avversario, o se ti va bene il calcio d'angolo dopo parata da brivido del portiere. Intendo il vero tiki taka, quello ragionato, che stanca l'avversario e con una logica nascosta, senza che l'avversario se ne renda conto, smarca gli attaccanti e ti fa segnare. C'è da dire però che mantenere il possesso del pallone non è mai semplice, per questo bisogna esercitarsi. Ecco, esercitiamoci a mantenere il possesso di questo mondo e poi pensiamo ad attaccare verso il miglioramento perché al momento stiamo in zona retrocessione.

Bene,  da promessi recensi, oggi siete recensiti.




Note

Alcune spaziature non sono fine di paragrafo ma nuova struttura di blogger.com che non riesco a modificare da tablet.  Io volevo solo andare a capo. Modificherò quando possibile.

Anche per alcune carenze, già ammesse all'interno del teato, modificherò quando possibile.