sabato 22 giugno 2019

La ragazza del castello di carta

Questa è la breve storia di un sogno.
Userò un nome di fantasia perché è stato un sogno su persone reali. Questo sogno è avvenuto più o meno tre settimane fa. A raccontarlo oggi, alcuni ricordi ed alcune sensazioni sono quasi svanite. Ma, purtroppo, chi ha il dono di scrivere ha anche il peso di conservare dentro di sé quasi tutte le emozioni, riuscendo a trasmetterle attraverso le parole. Purtroppo, o per fortuna, a seconda dei punti di vista.

Mi ritrovo ad Assoro, e mentre cammino tra le vie del paese, mi è improvvisamente venuta in mente Carlotta. Chissà cosa sta facendo e dov'è in quel momento. È passato del tempo da quando l'ho persa, eppure non riesco proprio a dimenticarla
- perché dimenticare una persona stupida, una persona che ti ha fatto soffrire per puro gioco, è un conto, dimenticare una persona che hai perso dopo aver avuto la certezza di essere nei suoi pensieri, un altro e io non riesco e non ho voglia di dimenticare -.
So dove vive e allora, questa Notte, ho deciso di cercarla, ad Assoro
- nome che sicuramente non ha mai sentito e che altrettanto sicuramente leggerà qui -.
Sono arrivato fino all'ingresso del suo castello
- la mia scuola elementare, scuola elementare ancora oggi -
che all'interno però mi ricorda il chiostro della mia università di Catania. Il mio amico non vuole che entri. Perché sì, è vero, vi era un tempo in cui lei aveva voluto me, ma poi la sua scelta era stata un'altra. Io non dovevo più cercarla. Ancora una volta il doppio tarlo: quello dell'amico e quello dentro la mia testa. Io sono qui, ed è più la voglia di entrare che quella di andar via. Allora, entro. Lei non c'è, ma prima o poi dovrà pur rientrare. Più che altro, avrò la forza di rivederla, oltre ad averne la voglia? Mentre aspetto, mi si avvicina della gente con cui chiacchiero del più e del meno e che mi chiede come mai fossi lì. Sono qui per Carlotta, è l'unica risposta e che lei non mi aspetti più da tempo è la contro risposta, unica. Resto immobile, non mi sposto da dove sono. Attendo senza alcun dubbio e solo quella preoccupazione. Ma tenacemente attendo.
Ad un certo punto arriva ed io la vedo dall'esatto punto opposto rispetto a dove entra. Subito il cuore in gola. Più s'avvicina più il cuore batte forte
- no, non esce dalla gola, resta lì e batte più forte. Altrimenti dovrei inventarmi un altro detto per descrivere la scena -.
Siamo ad una distanza di un paio di metri, non di più. A parte guardarci, nessuno dei due riesce a dire una parola. Lei mi vede e subito abbassa lo sguardo. Perché sa benissimo i motivi per cui è scappata via. Ma non capisce perché io sia lì.
- Non può capirlo poiché figlia di un Amore Diverso -.
Io lì altrettanto fermo per qualche secondo, la guardo, da quei due metri, e non riesco a dire una parola perché quali parole può dire colui che viene ingiustamente allontanato poiché figlio dell'altro Amore Diverso?
- E non volendo per ora anticipare i suoi pensieri, perché lì so, anticipo parte dei miei. Anzi, un solo, il resto sarà immerso nel racconto -.
Dio mio quant'è bella! - di bianco vestita -.
Poi, abbasso lo sguardo pure io, colpevole di esser al cospetto del suo castello, non tanto e non solo di lei; io il figlio del barbiere destinato a far grandi cose ed ostacolato da grandi ostacoli...


LA CONTINUO QUANDO NE HO VOGLIA...

Dio mio quant'è bella! È la stessa cosa che ho pensato appena sveglio. Per tutto il sogno mi è sembrato fosse davvero davanti a me seppur ad una distanza non inferiore ad un paio di metri.